La didattica a distanza è un vantaggio anche per le Università ma questa trasformazione non è neutra, né priva di conseguenze: come in ogni sistema, alla base vi è una logica precisa che va esaminata e compresa. I rischi sono gli stessi della globalizzazione di altri settori economici. Vanno governati dalla politica Luca Taddio Università di Udine
In questo periodo i docenti delle Università italiane stanno, volenti o nolenti, sperimentando la didattica a distanza. Alcuni la ritengono un’opportunità per il futuro, un’occasione per estendere il bacino di utenti e per abbattere i costi delle rette degli studenti, i quali, potendo studiare da casa, riducono notevolmente i costi di spostamento. Nulla di moralmente disdicevole, anzi: un sistema, soprattutto in prospettiva, dagli innegabili vantaggi, che in modo coerente si inserisce all’interno delle logiche di digitalizzazione e di globalizzazione in corso.
Tuttavia, questa trasformazione non è né neutra, né priva di conseguenze: come in ogni sistema, alla base vi è una logica precisa che va esaminata e compresa. L’Università a distanza (il mezzo che utilizza) tende per sua natura a sradicarsi dal territorio per trasformarsi in un prodotto globale. Tra le caratteristiche del digitale riscontriamo il fatto che comprime le distanze (la natura del mezzo tende a rivolgersi direttamente all’utente finale eliminando i corpi intermedi), abbatte i costi e produce guadagni, offre sistemi più potenti rispetto a quelli dei singoli operatori ed è estensibile in modo esponenziale.
Continua a leggere su Agenda Digitale
Emiliano Onori
designdidattico.com
info@designdidattico.com
facebook.com/DesignDidattico
twitter.com/Designdidattico
telegram.me/designdidattico
instagram.com/designdidattico