LA DIDATTICA ORIENTATIVA: Prima di addentrarci nel rapporto tra Didattica Orientativa e Metodologie Attive occono alcuni chiarimenti. Il primo è il più importante: “cosa è la didattica orientativa”. Essa si configura come una pratica di insegnamento che mette al centro lo studente con l’obiettivo di fornire strumenti per la conoscenza innanzitutto di sè, del proprio contesto e delle personali prospettive formative e professionali. E’ una didattica, in altre parole, che ha come obiettivo non la conoscenza dei contenuti in quanto tale ma, tramite la conoscenza dei contenuti, intende promuovere una più ampia consapevolezza.
LE METODOLOGIE ATTIVE Anche qui è necessario un chiarimento: cosa sono le “Metodologie Attive”? Sono quelle metodologie e pratiche di insegnamento che cercano di promuovere l’autonomia, la creatività e l’iniziativa dello studente, relegando in seconda posizione il mero studio dei contenuti che, ovviamente, è un prerequisito (ma non un obiettivo) della formazione scolastica. Quali sono le più note “Metodologie Attive”? Sono numerose: apprendimento cooperativo, apprendimento tra pari, dibattito critico, classe capovolta, didattica laboratoriale, apprendimento per problemi e per progetti, didattica potenziata dalle tecnologie, e molto altro. Cosa hanno in comune? Semplice: fanno un uso limitato (limitatissimo!) della lezione frontale e prediligono dinamiche partecipative e, spesso, collaborative.
LO SCENARIO DI OGGI Perchè oggi si parla sempre di più di “Didattica Orientativa”? Non solo per l’importante istituzione di figure come il Docente Tutor e Docente Orientatore (qui il sito del ministero ad essi dedicato) ma anche perchè sempre più preoccupanti sono le quote di studenti che abbandonano la scuola. Accanto ad essi c’è un numero sempre più importante di studenti che praticano una sorta di “abbandono passivo”, vale a dire che frequentano fisicamente la scuola ma hanno perso interesse per quello che in essa si pratica. Infine come non considerare il fenomeno dei cosiddetti “Neet” (not engaged in education, employment, training) vale a dire quei ragazzi non coinvolti nè in pratiche di formazione nè in contesti di impiego. Il sistema paese non può, nè da un punto di vista culturale nè economico, permettersi questa perdita di risorse umane. In tal senso occorre orientare al meglio gli studenti non più e non solo in contesti finora adoperati (open day e informativa varia), ma accompagnare gli studenti in pratiche di insegnamento che siano esse stesse occasione continua e “sistemica” di orientamento.
UN CONNUBIO VIRTUOSO Ecco dunque che il delicato ruolo che attende i futuri Docenti Tutor e Orientatori (di recente formati dal breve corso INDIRE – ORIENTAMENTI), impegnati a strutturare moduli da circa 30 ore di “didattica orientativa”, può essere favorito da una specifica formazione connessa alle Metodologie Attive, da sempre impiegate proprio per la valorizzazione dei talenti (spesso nascosti dalla didattica frontale) degli studenti.
ESEMPIO Ma proviamo a vedere come la Didattica Orientativa può sposarsi con le Metodologie Attive, alcuni esempi. Proviamo ad ipotizzare un modulo interdisciplinare di didattica orientativa basato sul Project Work; questa metodologia attiva, in estrema sintesi, richiede ad un singolo/gruppo di studenti di progettare e poi realizzare un lavoro concreto (appunto “work”), che può essere questo “organizzare la raccolta differenziata a scuola in modo più efficiente”. Questo tipo di lavoro richiede senza dubbio uno studio preliminare dei contenuti legati ai temi del ricliclo e riuso (e delle famose 4R), ma poi prevede anche una pianificazione, ad esempio: dove ricollocare all’interno della scuola i contenitori? perchè l’attuale sistema non funziona? come si può migliorare senza gravare sul bilancio? come, una volta portato a termine, disseminare i risultati presso i propri pari? Tutti questi interrogativi non sono, banalmente, dei “contenuti da studiare” ma dei “problemi da risolvere”. Ed è qui che entrano in gioco le famose “competenze” e la “didattica orientativa”. Al termine di questo modulo, che può anche prevedere una prova di verifica tradizionale (per gli amanti della “old school”!), gli studenti saranno stati posti dinnanzi ad una dinamica altamente concreta che potrebbe far loro pensare, in futuro, di approfondire queste tematiche dal forte orientamento “politico” (“Politico” in senso nobile, ovviamente!).
ALTRO ESEMPIO: in classe, durante un brainstorming, si sono verificati spiacevoli episodi di violenza verbale e di mancato rispetto del turno di parola. Come poter migliorare questo delicato contesto (dalla violenza verbale non di rado si sconfina in quella fisica…)? Magari attraverso la pratica, rigidamente regolamentate, di un debate ossia di un dibattito critico. All’interno di questa metodologia attiva due gruppi di studenti si “scontrano” sulla base di regole concordate su un tema e su una mozione. Al termine di questo modulo gli studenti non solo avranno approfondito una tematica di ordine storico o filosofico ma, allo stesso tempo, avranno praticato il rispetto dell’altro.
CONCLUSIONI: questi due semplici esempi sono per mostrare come dei semplici moduli basati sulle metodologie attive possano costituire validi esempi di “Didattica Orientativa”. Nei prossimi contributi sul tema affronteremo altri aspetti legati al tema della competenze, prospettando altri esempi concreti di implementazione in classe.
CONTATTI: Se interessati a realizzare una formazione su Didattica Orientativa e Metodologie Attive scrivere al formatore Emiliano Onori all’indirizzo info@designdidattico.com
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