Dopo aver analizzato alcune criticità del PNSD (dovute ad esempio alla fretta e alla scarsa trasparenza di alcuni passaggi) vediamo ora dei suggerimenti per migliorare il processo di formazione che nei prossimi tre anni accompagnerà molti docenti. Diciamo subito che una delle lamentele più diffuse da parte dei corsisti è stata quella di aver avuto a che fare con formatori poco adatti al contesto in cui sono stati chiamati ad operare. Questo aspetto, non implica che i formatori si siano mostrati poco preparati, semplicemente mostra che hanno portato avanti programmi di formazione o troppo generici o troppo specifici o magari lontani dalla prassi didattica o, peggio ancora, da nuove pedagogie. Senza dubbio questo scenario si è verificato per numerosi motivi, ne elenco due: 1. le scuole che hanno organizzato la formazione hanno avuto poco tempo per reperire formatori adatti; 2. non esiste un database/registro nazionale in cui vedere le attività dei formatori, i loro materiali, magari alcuni loro video, il loro cv e le loro pregresse esperienze in ambito di formazione “scolastica”. Accanto a tali due motivi ce ne sono molti altri, ma al momento questi ci bastano. Ora invece andiamo più nel dettaglio nell’analizzare le criticità che molti corsisti hanno individuato nella figura dei loro formatori:
- Materiali forniti durante il corso di scarsa rilevanza o riciclati da altri corsi
- Eccessivo uso di lezione frontale e scarso approccio laboratoriale (paradossale se si è letto almeno una volta in PNSD)
- Poca chiarezza nella spiegazione di alcuni passaggi (non tutti i docenti corsisti erano esperti in fatto di nuove tecnologie)
- Eccessiva attenzione agli aspetti tecnologici e scarsa o nulla visione pedagogica dell’innovazione didattica
- Uso di materiali altrui durante il corso (questo caso è accaduto personalmente a me, ho saputo infatti di corsi in cui sono stati adoperati dei miei video tutorial sulle Google Apps for Education, forse perchè il formatore non era un docente, non aveva un account Google Apps, non sapeva come fare altrimenti)
- Poca disponibilità a seguire i corsisti “dopo” il termine del corso (il follow-up in determinate circostanze è quasi più importante del momento frontale)
Queste le lamentele principali, alcune delle quali da me personalmente rilevate nei territori di Umbria e Toscana, altre invece riscontrate nei numerosi gruppi di social network che aggregano i docenti in formazione. Inutile dire che in molti casi (mi auguro la maggioranza) i colleghi corsisti sono rimasti favorevolmente colpiti dai loro formatori e dalla cura con cui hanno gestito i momenti di formazione (per altro spesso organizzati in momenti dell’anno scolastico assolutamente inadatti all’aggiornamento, parlo di aprile-giugno).
Ora riflettiamo su come poter superare la suddetta criticità. La modalità a mio avviso è semplice e trasparente: creare un database nazionale, gestito ovviamente dal Miur, che faccia parte integrante del PNSD, in cui inserire i nominativi dei formatori e in cui:
- i docenti corsisti possano lasciare un feedback sulla qualità del loro formatore (se la loro frequenza è stata di almeno il 75% delle ore)
- le scuole possano attingere per cercare figure idonee ai loro progetti di aggiornamento
- i formatori possano/debbano inserire: cv, corsi effettuati, materiali usati, video tutorial
Come valutare un formatore? Il Miur conosce bene le pratiche di valutazione, perchè senza dubbio la “macchina Invalsi” è molto più complessa del sistema cui qui si fa riferimento. In ogni caso si potrebbero usare semplici criteri (con indicatori di livello su base 5: da 1 che rappresenta un livello scarso o nullo a 5 che attesta un gradimento ottimo) come i seguenti:
- Qualità dei materiali forniti
- Chiarezza nella esposizione e disponibilità a trovare alternative in caso di difficoltà
- Trasferibilità dei contenuti proposti nel contesto reale dei corsisti
- Disponibilità a seguire i corsisti anche “dopo” il termine del corso (anche solo via mail ad esempio)
- Capacità di adattare i contenuti progettati al reale contesto di gruppo dei corsisti
Questi non sono che alcuni criteri che si potrebbero adottare, ma altri risulterebbero altrettanto validi ed efficaci. Con uno strumento di tal genere le scuole che si faranno carico della formazione (pensiamo ad esempio agli Snodi) avrebbero una evidente facilitazione nel reperimento dei formatori più idonei ai percorsi progettati e, cosa ugualmente utile, un riscontro reale dei corsisti frequentanti. Senza contare, per altro, l’elevato livello di trasparenza che un tale approccio potrebbe assicurare. Aggiungo poi che il sito col presente database (magari interno alla sezione PNSD di istruzione.it) potrebbe ospitare anche tutti i bandi in uscita per il reperimento dei formatori medesimi oppure, e la cosa sarebbe ancora più semplice, esso stesso prevedere al suo interno un bando unico per il reperimento di formatori ad hoc.
Naturalmente un registro/database di tal genere non è da solo sufficiente ad assicurare qualità nella formazione (occorrono anche tempi meno ristretti, linee guida nazionali, una pedagogia di riferimento, etc.), tuttavia potrebbe rappresentare un efficace strumento di progettazione ed ergazione dei numerosi corsi di formazione che il PNSD, tramite gli Snodi, prevede per il prossimo triennio.
Emiliano Onori
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